C’è
un’Italia in ginocchio, un’Italia degli scandali, un’Italia misurata dallo
spread, un’Italia corrotta e alla deriva, un’Italia che è luogo comune,
un’Italia al gioco delle profezie dello sprofondo. Di queste Italie ne parlano
tutti, ovunque e da molto tempo. Non lo farò io. Non sarò io a celebrare
l’ennesima liturgia dell’imminente catastrofe. L’Italia che voglio raccontare è
l’altra Italia. L’Italia che resiste e che crede in se stessa. L’Italia che si
alza presto la mattina perché c’è tanto da fare. L’Italia delle idee che
viaggiano nel mondo. L’Italia degli uomini che credono nel potere del “fare” e
che fanno imprese che attraversano i continenti. Ma anche l’Italia “piccola”,
quella che “nel suo piccolo” crea la grande eccellenza, e che quindi a ben
guardare poi tanto piccola non è. L’Italia che non ha mai smesso di fare
l’Italia, quella da cui rinasce anche quell’Italia che adesso sembra tutta da
rifare. E che merita che qualcuno ne racconti la storia. A partire da qui.
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